La maggioranza delle usuali strutture oggetto di studio dell'ingegneria civile non esibiscono, sotto i carichi di servizio, fenomeni non lineari. Tipiche eccezioni a questa regola sono le strutture molto snelle, i sistemi di sospensione (ponti strallati, tensostrutture, ecc. ) o strutture quali archi o similari soggette a fenomeni di snervamento o cracking localizzati legati a fenomeni reologici, di fatica, ecc....
A collasso, viceversa, quasi tutte le strutture civili mostrano più o meno marcati comportamenti non lineari principalmente dovuti al comportamento non lineare dei materiali con cui sono costruite.
In campo elastico lineare, le soluzioni fornite dalla scienza delle costruzioni ai problemi di modellazione strutturale, sono generalmente note e consolidate dall'esperienza. Il loro impiego nella pratica professionale è divenuto sistematico anche se talvolta si tende a dimenticare, per varie ragioni, le premesse da cui muovono tali metodi e le implicazioni che ne conseguono soprattutto quando vengono impiegati nella modellazione strutturale utilizzando il metodo degli elementi finiti.
Un esempio, ancorchè banale, è costituito dal classico elemento 'beam' o trave. La sua formulazione, pur muovendo dalle stesse ipotesi di base (materiale elastico lineare, conservazione delle sezioni trasversali piane, validità del principio di Saint-Venant. ecc), può includere (trave alla Timoschenko) o meno (trave alla Bernuille) la deformobilità tagliante cosicchè l'impiego di elementi finiti trave che non includano la deformabilità tagliante può condurre ad errori, anche gravi, nel caso si utilizzino per modellare travi tozze.
Tralasciando, per il momento, questi fatti è tuttavia evidente che, in generale, la costruzione di un modello matematico delle struttura da analizzare, limitandosi all'ambito dei carichi di servizio, può giovarsi del comportamento elastico linerare dei materiali impiegati con la conseguenza che si può far riferimento ad elementi che non necessitano di discretizzazioni più o meno localizzate per cogliere fenomeni non-lineari. Inoltre, in generale, accettate le ipotesi di base, le analisi condotte per questa via conducono generalmente a risultati 'esatti' mentre, come vedremo, abbandonando questo ambito i risultati ottenuti, ancorchè più precisi, possono dipendere, spesso fortemente, dal grado di approssimzione introdotto nella modellazione dei fenomeni non-lineari.
Infine una nota relativa alla letteratura tecnica. E' evidente che sull'argomento esistono intere biblioteche e che i continui progressi in questo campo conducono a soluzioni sempre più affidabili ancorchè complesse. Lo sforzo compiuto nella costruzione del codice di calcolo non lineare è stato guidato da due esigenze fondamentali:
Nel seguito pertanto, si riporteranno le fonti bibliografiche pertinenti agli argomenti trattati ed al modo con cui sono stati introdotti nel codice di calcolo, ben consci che la letteratura sull'argomento è ben più vasta ed i metodi per affrontare i singoli problemi è più variegato e talvolta più esaustivo. Infine, si sottolinea che questo è un manuale d'utlizzo e che quindi, per quanto possibile, si danno per assodate molte nozioni facilmente reperibili nella corrente letteratura tecnica. Ci si limiterà pertanto a richiamare, spesso in forma discorsiva, i concetti impiegati nella formulazione degli elementi finiti o delle tecniche di calcolo, rimandando e/o citando i vari testi che possono essere di utile supporto a quanto affermato.